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McLaren: calo o adattamento?

Dopo un avvio di stagione dominante, culminato in dodici vittorie nelle prime quindici gare, la McLaren sembra aver perso parte della sua supremazia tecnica nelle ultime tre tappe. Il GP d’Olanda ha rappresentato l’ultimo vero momento di forza assoluta della MCL39, capace di infliggere distacchi significativi a Red Bull, annullati solo dagli ingressi della safety car. Da allora, tuttavia, la vettura non è più riuscita a esprimere la stessa superiorità, aprendo interrogativi sulle reali cause del calo prestazionale.

Ph: F1
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La prima variabile da considerare è legata alla natura dei tracciati affrontati successivamente: Monza, Baku e Singapore. Si tratta di circuiti che penalizzano le aree di forza della MCL39 – in particolare l’efficienza aerodinamica nelle curve a media e bassa velocità – e riducono l’impatto positivo della gestione gomme, uno dei principali punti di forza della vettura. Sia a Monza che a Baku, la configurazione a basso carico aerodinamico, l’assenza di curve tecniche e l’usura minima degli pneumatici hanno messo in luce alcune vulnerabilità strutturali della monoposto.

Singapore rappresenta un caso anomalo. Nonostante fosse considerata una pista adatta alla MCL39 per via della trazione e della velocità di rotazione in curva, la McLaren ha faticato a raggiungere il livello prestazionale atteso. L’asfalto rinnovato ha complicato la ricerca del bilanciamento ottimale, e le condizioni termiche meno severe del previsto hanno ridotto l’impatto dei punti forti della vettura. Il compromesso tra stabilità dell’anteriore e gestione del retrotreno non è stato ottimizzato a dovere, e in una gara dove il sorpasso è pressoché impossibile senza un delta prestazionale enorme, la qualifica ha determinato in gran parte l’esito finale.

Ph: F1
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Dal punto di vista tecnico, secondo Andrea Stella, due sono i fattori che hanno inciso negativamente: la presenza di forti frenate su asfalto irregolare e la necessità di utilizzare assetti a basso carico. Elementi che, combinati, esaltano alcune debolezze meccaniche della MCL39, in particolare nelle fasi di frenata e trazione.

A tutto ciò si aggiunge un fattore strategico: McLaren ha da tempo interrotto lo sviluppo della vettura attuale, dirottando tutte le risorse sul progetto 2026. Nel frattempo, gli avversari – in particolare Red Bull – hanno continuato ad evolvere. Il team di Milton Keynes ha introdotto aggiornamenti chiave come una nuova ala anteriore a Singapore e un fondo rivisto a Monza. Inoltre, le modifiche alle procedure di definizione del setup base, probabilmente legate all’intervento di Laurent Mekies, hanno permesso alla RB21 di lavorare più bassa sull’asfalto, migliorando equilibrio e stabilità aerodinamica.

In questo contesto, la tappa di Austin assume una valenza tecnica rilevante. Il Circuit of the Americas, per il suo layout misto, costituirà un banco di prova importante per valutare se il calo McLaren sia frutto esclusivo di circuiti poco favorevoli o se esista un problema strutturale più profondo. A livello di campionato, il vantaggio accumulato da Norris e Piastri rimane rassicurante, ma in Formula 1 l’immobilismo equivale a retrocedere. Se la McLaren non ritroverà il pieno controllo tecnico, gli equilibri interni e le dinamiche di squadra potrebbero subire modifiche significative in vista del 2026.

Ph: F1
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